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ADOLESCENTI ALLE PRESE CON LA PANDEMIA.

Studio Desmos2020-05-06T18:39:03+00:00

Alle porte della fase 2.

“A me manca la scuola vera. Non l’avrei mai pensato ma mi mancano anche i professori.”
“ Si ma poi… posso baciare Andrea?”

A cura della Dott.ssa  Michela Rapomi

 

Se potessimo osservare silenziosamente cosa accade nelle case abitate dagli adolescenti di oggi, cosa scopriremmo? Dai nostri contatti con genitori e ragazzi emerge un’interessante prospettiva, che lascia spazio a pensieri creativi e vitali.
Gli adolescenti di oggi, vincolati tra le quattro mura domestiche sembrano, contrariamente al pensiero più scettico, cavarsela piuttosto bene.

Non stupisce così tanto se pensiamo da un lato a come vivevano prima della pandemia e dall’altro alle capacità tecnologiche che hanno coltivato fin dalla prima infanzia.
Per comprendere come stanno ora e come reagiranno nel “dopo” risulta necessario interrogarsi: chi sono gli adolescenti di oggi?

Gli adolescenti di oggi sono innanzitutto figli. Figli di genitori “moderni” che hanno contrastato, nel pensiero e nelle azioni, la figura del padre autoritario, emotivamente distaccato e normativo e della madre casalinga e dedita alla cura. I ragazzi di oggi hanno ricevuto invece – nella maggioranza dei casi – un’educazione basata sul riconoscimento della propria unicità, sulla comprensione, sulla condivisione di esperienze e di pensieri.

Nella società dei figli unici, gli adolescenti di oggi si sono sentiti trattati come dei piccoli re, hanno visto da sempre considerati i loro punti di vista e hanno spesso vissuto un rapporto che molti di loro definiscono “alla pari” con i propri genitori.

Senza voler esprimere un giudizio di valore a questo nuovo stile educativo, che racchiude evidentemente grandi potenzialità e altrettanti rischi, è necessario rendersi conto che le nuove generazioni sono abituate ad occupare un posto di rilievo nel mondo “adulto”. Non sono i figli che obbediscono alle regole date senza capirne le ragioni, sono i figli che domandano, si scontrano, cercano di capire e a volte pretendono e così si stanno comportando anche oggi davanti alla sfida del Covid-19. Sono ragazzi che non si “condiscono via facilmente” e che, a volte, mettono in scacco noi adulti, che temiamo di perdere il nostro potere di fronte a loro.

Altro aspetto fondamentale di queste generazioni è la loro condizione di “nativi digitali”. Siamo di fronte a ragazzi per i quali lo schermo è uno strumento familiare così come la dimensione del virtuale, ovvero delle relazioni “in assenza” dell’altro e del corpo dell’altro, condizione che per le generazioni precedenti risulta essere una mancanza allarmante e a tratti non-pensabile.

Da adulti, ci siamo spesso lamentati del loro isolamento, del troppo tempo passato con i cellulari, i pc, i videogiochi. Oggi questi strumenti risultano non solo oggetti indispensabili per connettersi, per apprendere e per sentirsi vicini, ma anche gli oggetti con cui i ragazzi dimostrano la loro competenza, tecnica ma anche relazionale, diventando spesso per gli adulti tramiti indispensabili per restare in contatto con il mondo.

In questo delicato momento perciò sono proprio gli adolescenti ad avere l’occasione di riscattare la loro posizione e di riconquistare la fiducia dell’adulto, oserei dire del sociale, che li osserva con sguardo troppo spesso giudicante e privo di fiducia.

Certamente tutti questi ragazzi ci raccontano anche della loro sofferenza per ciò che non si può fare e della preoccupazione per ciò che sarà.
Parte di questa sofferenza è data anche dalla percezione che finalmente fanno propria, della mancanza dell’altro: l’amico, l’amore, il gruppo. L’altro reale, con la sua corporeità che stimola, che riconosce, che interroga, infastidisce, accoglie.
Forse l’apprendimento più grande lo avranno proprio da questa immersione nel digitale che hanno tanto bramato, e che oggi si è trasformata in un vincolo: in un’assenza reale e costante della presenza dell’altro.

E allora, che posto prenderanno gli adolescenti nella ripartenza?

E’ evidente che tutti dovremo affrontare una trasformazione delle nostre vite, di una quotidianità che non potrà e non dovrà essere più la stessa.
A molti di noi manca la normalità, ma tanti hanno riscoperto in questa avventura sentimenti perduti e ritmi sconosciuti. Tanti stanno apprezzando il tempo della famiglia e delle relazioni.
Queste emozioni nuove ci sconvolgono, ma due mesi non sono abbastanza per attuare una trasformazione: tornare come prima è un desiderio ma anche un pericolo.
Gli adolescenti in questa trasformazione potranno aiutarci moltissimo.

Loro sono esperti del cambiamento, rappresentano per natura il cambiamento. L’adolescenza rappresenta una seconda nascita e nel loro vagare in cerca di risposte, i ragazzi racchiudono una potenzialità creativa di cui noi adulti non abbiamo più memoria.

Ascoltiamoli, non additiamoli come quelli che non rispettano le regole, ma guardiamoli come quelli che desiderano comprenderle e lasciare il segno nella storia di oggi. Non temiamo di chiedergli troppo, perché, sostenuti dal nostro sguardo, ne sono capaci.

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