Compiti a casa? Si ma con metodo! Strategie e consigli per affrontare i compiti e salvare il Week-end.
“Anche questo Sabato è stato il solito: capricci, minacce e il pomeriggio rovinato. Questi compiti sono una tortura” Cinzia, mamma di Leo, 8 anni.
A cura di Dottor Mattia Lamberti
La consegna delle pagelle è un momento delicato nel corso dell’anno scolastico, un pit-stop che permette di comprendere l’andamento della didattica ed eventualmente cambiare alcune abitudini nell’approccio allo studio.
Ho scelto, proprio alla conclusione della prima parte dell’anno scolastico, di suggerire alcuni consigli, utili a chi voglia intraprendere la scelta, non semplice, di assistere nello studio i propri figli.
Quando mi confronto con i genitori sui compiti a casa, raccolgo spesso esperienze di grande fatica e frustrazione. Genitori con alti livelli di stress, bambini affaticati dai compiti, ma molto di più dalla faticosa relazione con mamma e papà, durante lo svolgimento degli stessi.
Quella che si innesca fra i genitori e gli studenti, si presenta come una vera e propria battaglia: una guerra di trincea in cui si rischiano stallo e logoramento reciproco, senza peraltro ottenere grandi risultati in ordine agli apprendimenti.
Molto spesso, le battaglie sui compiti a casa portano a circoli viziosi in cui si mescolano fastidio e rabbia dei genitori e rifiuto da parte dei bambini, senza riuscire a raggiungere alcun miglioramento nelle prestazioni scolastiche o alcun progresso verso gli obiettivi dei compiti a casa: aiutare i bambini a consolidare le conoscenze acquisite a scuola e raggiungere un livello di autonomia e responsabilità adeguato alla loro età. Oltre al non raggiungimento degli obiettivi, le famiglie si trovano a dilatare a dismisura il tempo dei compiti, intaccando il tempo libero, dei piccoli e dei grandi.
Prima di parlare di strategie utili a evitare la battaglia sui compiti a casa, è importante iniziare con questo promemoria essenziale: pensare che un bambino sia pigro non ci aiuta a supportarlo nei compiti.
Il tuo bambino potrebbe essere ansioso, frustrato, scoraggiato, distratto o arrabbiato – ma questa non è pigrizia. Spiego spesso ai genitori che, la parola pigro, non è utile. Pigro, nella migliore delle ipotesi è una descrizione, non una spiegazione. Ci dice quello che vediamo, ma non il perché. L’etichetta di “bambino pigro” non ci permetterà di cercare le ragioni della fatica del nostro bambino, né le possibili soluzioni.
Un piano per i compiti
Dopo tutte queste premesse, ecco una serie di consigli pratici che vi permetterà di affrontare serenamente i compiti a casa a cui diciamo si, ma con metodo:
- I compiti a casa, come ogni attività, comportano momenti di frustrazione, scoraggiamento e fatica. Inizia sempre il momento dei compiti con qualche apprezzamento per lo sforzo del tuo bambino, valorizzare lo sforzo aiuterà a creare un clima sereno e partecipativo.
- Buon controllo del diario: una buona sezione di compiti inizia da una buona lettura del diario, controllare i compiti da fare, la presenza di tutto il materiale e individuare i compiti più faticosi e quelli meno.
- Preventivare il tempo necessario a fare i compiti, immaginando anche le pause, così da poter comunicare al bambino quanto tempo si lavorerà e quante pause sono previste. Indicativamente si può ipotizzare un tempo di 45 minuti di studio, alternando attività più faticose ad attività più tranquille, e un tempo di pausa di circa 15 minuti.
- Iniziare con una ragionevole – e gestibile – quantità di tempo riservata ai compiti. Se il bambino non è in grado di lavorare per 45 minuti senza pause, iniziare con 20 minuti. Quindi prova 30 minuti la settimana successiva. Riconoscere ogni incremento di sforzo, per quanto piccolo.
- Per la maggior parte dei bambini, il momento subito dopo la scuola non è quello migliore per i compiti. Molto meglio dedicare questo tempo alla merenda, all’attività motoria o al gioco libero.
- Durante l’ora dei compiti, tutti i componenti elettronici sono spenti.
- Il lavoro viene svolto in un luogo comune, al tavolo della cucina o della sala da pranzo. La maggior parte dei bambini della scuola primaria è in grado di lavorare più efficacemente in un’area comune, con un adulto e persino altri bambini presenti, che non nella “quiete” delle loro stanze.
- I genitori possono fare i propri “compiti” durante questo tempo, ma sono presenti e disponibili per aiutare, offrire incoraggiamento e rispondere alle domande dei bambini. Per quanto possibile invito i genitori a non fare o ricevere telefonate durante quest’ora. E quando i compiti sono finiti, c’è tempo per giocare.
- Essere positivo e dare frequenti incoraggiamenti. Prendi nota di ogni miglioramento, non di ogni errore.
- Anticipare le battute d’arresto. Se il vostro bambino è vicino al limite di sopportazione, anticipate voi la pausa, ci sarà tempo per recuperare successivamente o nei prossimi giorni.
- Dare tempo. La difficoltà di un bambino a completare i compiti iniziano a causa di frustrazione e scoraggiamento, ma sono complicate da atteggiamenti errati, mancanza di metodo ed emotività. Questi consigli aiuteranno a ridurre la fatica nello svolgimento dei compiti, ma ciò non accadrà da un giorno all’altro.
Per concludere questi consigli mi sembra importante portare la vostra attenzione su un tema molto delicato:
Episodi di rifiuto della frequenza scolastica, continue resistenze al completamento del lavoro a scuola o a casa; prestazioni al di sotto delle aspettative; continue lamentele sulla scuola o sulla fatica dell’apprendere, dovrebbero essere valutate in relazione ad un possibile disturbo dell’attenzione o dell’apprendimento. Per i bambini con difficoltà di apprendimento, fare i compiti è come andare a correre, ma senza le scarpe giuste. È possibile, ma certamente faticoso e quasi mai vincente.
Per questo motivo, se sospettiamo un DSA o se le nostre insegnanti ci segnalano delle difficoltà importanti, sarebbe utile rivolgersi ad un professionista, per una consulenza individualizzata.