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NUOVAMENTE LOCKDOWN

Studio Desmos2020-11-07T11:16:12+00:00

Ora è tempo di prendersi cura.

Nella giornata di ieri siamo entrati ufficialmente in un secondo lockdown: l’Italia, insieme a molti altri paesi, torna a seguire delle norme che vincolano e limitano la socialità e l’espressione di alcune libertà.

Se la prima volta per tanti di noi non è stata poi così male, con quali emozioni entriamo in questo nuovo lockdown?  Abbiamo davvero imparato nello scorso anno a “stare fermi” in un luogo con i nostri cari, i nostri “smart working”, i nostri pensieri e le nostre routine? Forse la prima volta ci siamo riusciti, ma trovarci a fronteggiare – di nuovo – quello stesso scenario può destabilizzarci e generare in noi diversi stati emotivi…

Quello che abbiamo vissuto da marzo il poi è stato infatti un vero e proprio stato di emergenza.

Di fronte all’emergenza, che possiamo definire come il verificarsi di un evento inatteso, sconosciuto e rispetto al quale sentiamo di non avere le risorse necessarie per affrontarlo (Sbattella, 2009), l’essere umano, proprio come gli animali, matura uno spirito di sopravvivenza che lo spinge a mettere in moto nuove energie e sviluppare resilienza. 

Così nel primo lockdown ciascuno di noi ha sperimentato la possibilità di “tenere duro”, di prefigurarsi “un dopo” e di cercare risorse interne per fronteggiare una situazione che immaginava transitoria. Alcuni tra noi hanno sperimentato un senso di ansia, alcuni si sono scoperti un po’ maniacali nel controllare, pulire, proteggere; altri hanno aggredito la paura e affrontato le sfide con più coraggio di quanto credevano di avere. 

Ma le strategie che siamo riusciti a sviluppare da marzo in poi, hanno ancora lo stesso valore, la stessa forza?

Oggi ci troviamo a far fronte ad una situazione apparentemente simile che ha però sempre meno le caratteristiche di un’emergenza: sappiamo molte cose di questo Virus e siamo a conoscenza di molte strategie per contenerlo. Soprattutto, oggi, siamo esperti di ciò che abbiamo vissuto in prima persona “la prima volta” e, probabilmente, il tornare ad affrontare queste emozioni ci spaventa, ci ricorda le nostre debolezze, ci mette faccia a faccia con la sofferenza che abbiamo coraggiosamente e faticosamente gestito lo scorso anno. 

Su più livelli la precarietà regna sovrana, a tratti percepiamo l’impotenza dei nostri comportamenti, ci confrontiamo con quel senso di chiusura e di limite che sembra non potersi aprire a nuove progettualità. 

Molto di ciò che ri-viviamo ci sembra surreale e incontrollabile e l’emozione dominante diventa la tristezza, lo sconforto.

Quindi che fare?

  1. La prima cosa che possiamo fare davanti alle emozioni è -sempre- prenderne consapevolezza. Nasconderle sotto il tappeto non ci aiuta a stare meglio. Sapere cosa proviamo, prenderne coscienza ed accettare la gravità delle nostre emozioni è un primo passo per affrontarle. Se sapremo guardare in faccia la tristezza, potremo cercare in noi la speranza. Non serve fingere di essere felici o forti, né tantomeno essere catastrofici. Il senso del limite si può costruire e non è una debolezza. Non siamo in guerra, ma certamente viviamo in una inusuale situazione di pandemia.
  2. Gestire l’ansia dal fuori. Stiamo attenti a non riempirci di informazioni: il giusto per essere informati, il necessario per non soccombere alla paura. 
  3. Definire tempi e spazi. Imparare ad abitare un luogo, la casa, definendo con chi abita insieme a noi degli spazi/tempi di libertà personale, di svago, di scelte e altri di condivisione.
  4. Fare movimento. La sedentarietà è pericolosa non solo per il nostro fisico, ma anche per la nostra mente. Se non ci “stanchiamo” faremo fatica a dormire, e il nostro sonno non sarà riposante perché non avrà le caratteristiche del sonno profondo.
  5. E se da soli non siamo in grado di stare sufficientemente bene, non abbiamo paura di chiedere aiuto.

Il valore della parola e del legame diventa unico, e se il virus sembra chiederci di rimandare diversi progetti, non possiamo chiedere e chiederci di procrastinare il tempo della cura di noi stessi. 

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